Il Governo e il Parlamento blocchino i provvedimenti liberticidi, repressivi, privi di coerenza. Una sistematica negazione delle piu’ elementari garanzie: L’AVER ignorato, quella che è diventata un’emergenza nazionale, i suicidi in carcere (siamo alle soglie degli ottanta dall’inizio dell’anno); L’AVER respinto sin anche una modesta novella normativa riguardante l’aumento dei giorni previsti per il riconoscimento del beneficio della liberazione anticipata, oggetto della proposta di legge Giachetti e altri (l’incremento sarebbe stato pari a soli trenta giorni l’anno); L’AVER promosso un “Pacchetto Sicurezza” che vuole penalizzare la resistenza passiva; che divide le citta’ sulla base della vicinanza dei quartieri alle stazioni, prevendendo un aggravamento di pena per i reati commessi. Amnistia e Indulto (esse fanno parte di quell’insieme di vocaboli che la moderna inquisizione percepisce quali vere eresie) sono parole impronunciabili. Un Ministro Guardasigilli che afferma oggi, cio’ che piu’ tardi nega e che non partecipa agli eventi piu’ importanti a cui viene invitato dall’avvocatura. Il tutto mentre fioccano provvedimenti per ingiuste detenzioni; si allarga il ricorso alla legge Pinto sull’irragionevole durata dei processi; si postula da diverse parti un garantismo di facciata a discapito della dignita’ degli uomini e negando le fondamenta liberali del moderno processo penale. Si è sempre più proiettati alla ricerca dei consensi, scrutando spasmodicamente i report dei sondaggi giornalieri, sotto una marcata spinta populista: la legge adesso è, purtroppo, figlia dell’umore della folla. Si sacrifica la Carta Costituzionale, ormai, percepita da taluni come un rudere fastidioso. Neppure discostandosi dall’ostentata negazione del diritto, allorquando continua, ad esempio, a privare il difensore di ufficio del potere ad impugnare la sentenza per conto dell’imputato assente, dello straniero e dell’irreperibile; in pratica, di colui che è il vero soggetto processualmente debole.
Il tutto mentre in molte realta’ locali, l’esecuzione penale è praticamente abbandonata a se’ stessa; per carenza di organici presso gli uffici di Sorveglianza, senza locali adeguati, cancellieri e giudici. Adesso basta: la misura è colma o, forse, sta per colmarsi definitivamente. L’unico strumento di lotta che resta in mano alla irriducibile avvocatura moderna, non puo’ essere trasformato in una semplice e anonima pausa. A Roma il cinque novembre si terra’ una assemblea nazionale. Da questo momento in poi si sappia che i penalisti italiani non sono né guitti né pupazzi. Essi incarnano il valore autentico di quello spirito liberale che da Beccaria in poi fece scuola in Italia e, per molti versi, nel mondo. E questo spirito vogliono coltivare e promuovere senza sosta. Queste giornate di astensione siano un momento di riflessione e di propositi; perche’ nessuno vuole riscrivere né realizzare la storia della colonna infame, a tutti nota. Occorre scongiurare il pericolo di un attacco seriale alla Carta Costituzionale, sociale e culturale. Perche’ adesso o mai piu’ occorre ben tratteggiare il distinguo tra l’ignavia e la partecipazione. Perche’ sono in gioco i valori essenziali del vivere civile; la civilta’ di un popolo, da commisurarsi a quella dei suoi strumenti processuali. Per tutto cio’ confermiamo lo stato di agitazione permanente e partecipiamo massivamente alla proclamata astensione generale per le giornate del quattro, cinque e sei novembre.
A Cura del Direttivo della Camera Penale di Catania “Serafino Fama’”